ROBERTO GHEZZI, SENZA TITOLO, 2023
– Naturografia di lago (sedimenti naturali su tela)
– Studio 1 (tecnica mista su carta)
– Studio 2 (tecnica mista su immagine tecnico-scientifica)
Le tracce lasciate sulle tele di Roberto Ghezzi sono l’espressione di quanto è visibile ma anche non visibile, del lago Trasimeno.
Osservandole ritroviamo organismi conosciuti ai più, come le valve di molluschi o i gusci dei gasteropodi che ammiriamo per l’armonia costruttiva dell’involucro, costituito per la maggior parte da carbonati di calcio. Ma a volte impronte sono lasciate da specie aliene, come la Sinanodonta woodiana o la Dreissena polymopha, anche se numerosa e non trascurabile è anche la presenza di Radix auricularia e di Viviparus ater ater. Nomi complessi per definire specie che ci colpiscono per la perfezione delle forme e per i colori, ma anche per le dimensioni, da trascurabili a giganti.
Una perfezione invisibile ai più quando gli organismi sono microscopici e per osservarli è necessaria idonea strumentazione. Alcune alghe unicellulari, ad esempio, si caratterizzano per la loro struttura esterna a base di silicio. Sono le diatomee. L’involucro, il frustolo, è talmente perfetto e decorato, da lasciar stupiti.
CONOSCERE E TESTIMONIARE ATTRAVERLO LA PRATICA ARTISTICA
Il linguaggio del disegno, ancor prima d’essere un mezzo di comunicazione tra il soggetto e gli altri, è una funzione mentale interna che fornisce i mezzi fondamentali per lo sviluppo del pensiero dell’uomo (e dell’artista) e assolve alle funzioni del vedere, pensare, memorizzare, comunicare. Matrice di un tentativo di interpretazione o restituzione personale di un mondo/idea, il segno, come la parola, diventa cioè un’unità significante (almeno per l’individuo che lo genera) capace di condensare in qualcosa di sintetico, manipolabile e concreto un segmento di idee e intuizioni.
Qui a Passignano, la mostra l’Impronta dell’acqua si inserisce in un contesto che ospita 30 tavole ad acquarello di Elio Pasquali che riportano, fase per fase, le pratiche di pesca dei “tori” studiate da Ermanno Gambini, storico e scrittore del Lago Trasimeno, in merito all’attività produttiva principale del lago durante il medioevo. I disegni, limpidi ed esatti di Pasquali, bene dialogano con il trittico di opere presentate qui da Ghezzi e, più in generale, con la pratica disegnativa e documentativa della sua azione artistica come mezzo conoscitivo.
Ghezzi, infatti, da sempre produce taccuini di appunti visivi sui luoghi da lui mappati e poi “restituiti” attraverso le Naturografie. Se le Naturografie, infatti, si presentano sempre come “Paesaggi astratti” in cui i connotati realistici del contesto si perdono del tutto in favore di una tavolozza di colori che evoca ma non dichiara i luoghi, i suoi disegni invece mantengono un contatto diretto con la realtà e la restituiscono nel suo insieme con una serie di elementi aggiuntivi che ricompongono dati e variabili dell’osservazione. Esattamente come negli acquarelli di Pasquali, quindi, il disegno/acquarello assolve in Ghezzi a quella funzione documentativa/conoscitiva che si dava in premessa ma, attenzione, come ogni pratica conoscitiva, acquarelli e disegni non forniscono la realtà delle cose, ma solo la ricostruzione umana di ciò che si vede o si vuol far vedere dell’osservato.
Negli Studi qui presentati, quindi, riusciamo a rilevare esattamente la piattaforma presente a Isola Polvese presso cui l’artista ha collocato le sue tele per la produzione di Naturografie. Chiaro è lo skyline dell’isola dietro, la posizione dei teli qui apposti e, in più, una serie di appunti indecifrabili intorno al disegno sembrano in qualche modo restituire elementi significativi per la lettura a posteriori delle Naturografie che verranno prodotte. Ancora, nell’elaborato, sono visibili anche due campioni di tela. Evidentemente, a posteriori, l’artista ha rielaborato il disegno e vi ha applicato i campioni di Naturografie come a registrare le risultanze cromatico/materiche delle sue opere artistiche. Ancora, nell’opera prodotta ritoccando le fotografie macro prodotte da Arpa nell’analisi delle sue tele, Ghezzi sottolinea le cromie di alcuni punti e porta in evidenza diversi elementi come a fornire un extra dato sullo studio delle tele.
Se nelle sue Naturografie, dunque, Ghezzi tende ad astrarre e assolutizzare il paesaggio universalizzando in un certo senso la sua materia/sembiante in dipinti di gusto informale/romantico, nelle pratiche artistiche a monte e a valle dell’azione performativo/artistica, applica un metodo e un costrutto positivista. Il lago torna lago anche a livello iconografico e l’artista vi registra i dati rilevati (e rilevanti alla propria ricerca) che diventeranno elementi controllabili a fini artistici.