L'impronta dell'acqua

Analisi delle tele

Arpa Umbria ha esaminato anche con l’aiuto della strumentazione tecnica disponibile presso i suoi laboratori, l’impronta che la natura ha lasciato sulle tele installate da Roberto Ghezzi, rimaste per due mesi immerse in contesti diversi naturali del Parco Regionale del Lago Trasimeno.

L’impronta dell’acqua: il progetto continua con lo studio delle tele

LO STUDIO ECOLOGICO

Il dialogo tra arte e scienza, contestuale all’avvio del progetto e alla scelta dei luoghi di installazione, non può escludere la consapevolezza che diverse sono le forme vegetali e animali che popolano il lago Trasimeno. Forme biologiche che si legano alle tele lasciando le loro impronte e che diventeranno parte dell’opera artistica. Lo studio ecologico prova a leggere queste specie che si muovono liberamente e la cui esistenza è determinata da interazioni reciproche, dal rapporto con l’ambiente circostante, da diversi fattori di inquinamento e dalla presenza dell’uomo. Si analizza l’habitat che si trasforma e come la comunità biologica cambia il suo stato di partenza. Si rinvengono così specie animali e vegetali che scompaiono, altre che si insediano, altre che sono di solo passaggio.

Gli ambienti dove sono state installate le tele, hanno dunque un valore intrinseco che la scienza spiega e l’arte rappresenta:

  • Ambiente di acqua dolce lacustre, palustre e stagnante generalmente eutrofico, di profondità non superiore a 2-3 m, caratterizzato dalla presenza di idrofite natanti e radicanti (Habitat di Interesse Comunitario 3150-Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion Hydrocharition);
  • Bosco igrofilo ripariale che si sviluppa su suolo sabbioso, quasi man- cante di uno strato di humus, vicino al greto inondato periodicamente dalle piene (Habitat di Interesse Comunitario 92A0-Foreste a galleria di Salix alba Populus alba);
  • Bosco submediterraneo e basso-collinare, con specie sempreverdi sia nello strato arboreo sia nel sottobosco, a dominanza di leccio accompagnato da orniello, roverella e carpino nero (Habitat di Interesse Comunitario 9340-Foreste di Quercus ilex Quercus rotundifolia).

Le tele di Roberto Ghezzi hanno contribuito ad evidenziare per ognuno di questi habitat le criticità e i possibili fattori di minaccia. Così il progetto permette di affrontare argomenti complessi tra cui la sensibilizzazione del pubblico sulle diverse e specifiche azioni legate all’impatto antropico, al cambiamento climatico, alle invasioni aliene.

Per l’analisi ecologica e biologica delle tele artistiche è stato effettuato uno studio ambientale, bibliografico e laboratoristico. In quest’ultimo caso si è fatto uso di strumentazione scientifica quale: stereomicroscopio Nikon SMZ 745T; microscopio ottico Olympus B51 e microscopio ottico Nikon Eclipse E100; microscopio elettronico (SEM JEOL Neoscope JCM-6000plus con tavolino motorizzato XY e metallizzazione in oro Jeol Smart Coarter); e relativi sistemi di registrazione di immagini quali Nikon NIS-Elements D4 e Alexasoft X-Entry.

Ma per caratterizzare l’ambiente naturale e paesaggistico oggetto del progetto, è stato necessario conoscere gli elementi che lo compongono. Si è posta, così, l’attenzione sulle matrici e sui tessuti utilizzati nella sperimentazione artistica.

I COLORI

Le tele di Roberto Ghezzi sono state colorate dalla natura. Senza l’impronta della natura sarebbero rimaste bianche, cioè la somma di tutti i colori dello spettro elettromagnetico. E allora la natura come ha fatto? Ad ogni colore corrisponde un organismo vegetale, animale o minerale, e ogni organismo vegetale, animale o minerale porta in natura più colori. Il pennello in questo caso è rappresentato dall’acqua, dalla terra o dal vento. La natura, inoltre, si avvale del “tempo”: tempo per depositarsi tra trama e ordito, tempo per decomporsi o aggregarsi, tempo per mutare, trasformarsi, cambiare, legarsi, evolversi.

L’analisi ecologica e biologica, se pur ha tenuto in considerazione che il colore dei tessuti era evidentemente differente per composizione di fibre naturali o sintetiche (bianco o avorio), ha dimostrato che questo non ha ovviamente condizionato il legame con gli organismi biologici, ma ha rappresentato alcune interessanti differenze nella colorazione finale del prodotto artistico.

Parimenti è opportuno segnalare che una forte variazione cromatica risulta all’osservatore se le considerazioni biologiche vengono fatte a poche ore/giorni o dopo diversi giorni/mesi dal prelievo. La presenza dell’acqua o della forte umidità nei luoghi di installazione condiziona la vivacità e la robustezza dei colori che il trattamento eseguito a posteriori dall’artista non riesce, invece, a catturare.

Negli organismi naturali i colori sono determinati dalla presenza di specifici pigmenti che secondo la quantità, la temperatura, il pH, l’illuminazione e l’umidità, possono fornire tonalità e sfumature differenti.

L’analisi bio-ecologica effettuata presso i laboratori di Arpa Umbria ha rilevato interessanti punti di lettura e di interazione tra arte e scienza che possono trovare nello studio del colore un fondamentale mezzo di conoscenza e valorizzazione. La fisica definisce il colore come una sensazione visiva generata da segnali nervosi che la retina trasmette al cervello in risposta alla lunghezza d’onda della luce, dunque una percezione assolutamente personale. La medicina dà valore al colore utilizzandolo, ad esempio, nella cromoterapia, come catalizzatore per stimolare l’armonia e l’equilibrio del corpo e dello spirito. La matematica affronta, ad esempio, il tema nel “teorema dei quattro colori” (Francis Guthrie, 1852) che permette la rappresentazione grafica delle mappe. La chimica studia il colore di un pigmento strettamente correlato alla sua struttura atomica e molecolare. Nella biologia ogni forma di vita si caratterizza per un suo colore che è forma di comunicazione ed interazione. Infatti, in natura i colori assolvono a diversi ruoli: attrattivo/offensivo, mimetico, fotoprotettivo, opportunistico; nella nostra società possono influenzare stati d’animo, decisioni e impressioni, attrarre l’attenzione, stimolare risposte emotive, condizionare la percezione individuale, persuadere. Tutto ciò spiega quanto sia importante il colore nella scienza e perché questo studio vuole dare così particolare attenzione al colore.

Ma la variabile della lettura scientifica non è però solo quella personale, data appunto dalla sensibilità fisica e psicologica di ognuno di noi, ma è definita anche:

• dall’ambiente in cui ci troviamo, dal contesto. Aria, acqua e terra ne condizionano la presenza, le sfumature, le tonalità;

• dallo sviluppo biologico dell’organismo, la sua consistenza, la capacità di resistere alla trasformazione, alla degradazione, all’attacco dei fattori esterni meteorologici, o alla capacità di rigenerarsi, di svilupparsi;

• dal substrato di reazione e azione, quindi nel nostro caso, dalla tipologia del tessuto che consideriamo. Il materiale, lo spessore, la trama, la grandezza del filo, la lunghezza, la forma, tutti fattori che condizionano la facilità con cui il pigmento può aderire o come può trasformarsi.

In tutte le tele poste in acqua oltre ai colori e alle sfumature legate al verde della clorofilla, sono risultati dominanti i toni del marrone e del beige, causati sicuramente dai sedimenti del lago. Il lungo periodo siccitoso che l’estate del 2022 ha offerto al lago Trasimeno si è espresso sulle tele con colorazioni tendenti al giallo scuro, all’ocra, al marrone, determinati appunto non solo dalla presenza di microrganismi acquatici e terrestri ricchi di clorofilla verde, ma anche di pigmenti arancioni o bruni tipici dei sedimenti dove sono fortemente concentrati metalli e nutrienti.

La situazione colorimetrica della tela installata su terreno riporta, invece, tutte le forti tonalità brune dei minerali terrestri e degli organismi biologici che lì si nascondono e mimetizzano, mantenendo le sfumature del bronzo, rosso scuro, ambra.

A conferma di quanto già chiaro agli autori del progetto le tele non hanno rappresentato un ostacolo per gli organismi naturali, che invece si sono facilmente adattati allo loro presenza e hanno utilizzato i diversi tessuti come luogo elettivo per la muta o per far crescere un germoglio, o per trovare luogo di rigenerazione di ife, o per catturare una preda. Le tele si sono talmente ben integrate nel sistema lago che in pochi giorni hanno iniziato una fase di trasformazione, destrutturazione, ma anche nobilitazione.

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